La sostenibilità non è più sufficiente. Dobbiamo passare alla rigenerazione.
Un urlo disperato ci chiede di assumerci la nostra responsabilità.
E tu che cosa stai facendo per creare un mondo migliore?

Le origini

Nel 2007, la rivista New Internationalist chiese all’editor di un’altra rivista, ABC Organic, Steve Payne, e a Russ Grayson di scrivere una breve storia del sistema di design noto come permacultura, con particolare riferimento ai primi anni.

Le informazioni che seguono sono state tratte in parte dal materiale presente nel sito Permacultura & Transizione (Link) cui va tutta la mia gratitudine, con l’integrazione di informazioni raccolte attraverso altre fonti.

1972-1976 — Gli anni della formazione

La storia della Permacultura comincia nei primi anni ’70 in Tasmania, una regione insulare isolato al largo della costa meridionale dell’Australia caratterizzata da vasti territori selvaggi e accidentati, in gran parte protetti da parchi e riserve naturali.

La Permacultura nasce grazie a due uomini – un insegnante (Bill Mollison) e uno studente (David Holmgren) che si incontrano e danno origine ad uno dei movimenti culturali più importanti degli ultimi decenni in ambito di ecologia e sostenibilità che, nonostante la grande crescita degli ultimi anni, è ancora in una fase iniziale di diffusione e definizione e non ha ancora espresso a pieno l’immenso potenziale che racchiude per la creazione di un nuovo paradigma per la presenza umana su questo pianeta.

Come vedremo più avanti, Bill Mollison e David Holmgren sono due personalità molto diverse e complementari e quindi con una grande diversità che è una delle condizioni che la natura utilizza per la creazione dei complessi ed efficienti sistemi che sostengono la vita su questo pianeta.

Il termine Permacultura nasce inizialmente come contrazione dei termini Permanent e Agricolture a testimonianza della iniziale focalizzazione dei due pionieri nella ricerca di sistemi sostenibili per la produzione di cibo, ma ben presto ci si accorge che quello che stava nascendo come frutto delle geniali intuizioni delle persone che man mano si andavano aggregando nella nascente comunità permaculturale, andavano ben oltre l’intento iniziale di trovare sistemi sostenibili per la produzione di cibo, ma si andava creando una vera e propria rivoluzione culturale e filosofica.      

Bill Mollison

Crisi in vista

Mollison scrisse in quel periodo:

A molti di noi che vissero il fermento dei tardi anni ’60, sembrava non ci fosse nessuna direzione da intraprendere, sebbene quasi tutti potessero definire quali aspetti della società globalizzata rifiutassero. Fra questi l’avventurismo militare, la bomba [nucleare], lo sfruttamento indiscriminato del suolo, l’arroganza degli inquinatori e l’insensibilità generale nei confronti dei bisogni umani. Un mondo immorale, che spendeva di più per uccidere che per prendersi cura delle persone e della terra.

Dal 1972 al 1974 passai del tempo con David Holmgrem a sviluppare una scienza della terra interdisciplinare – la Permacultura – con un potenziale di ramificazioni positivistiche, integrate e globali.

Mollison ha dichiarato che nei tardi anni ’70 e dopo il rapporto del Club di Roma [I limiti dello sviluppo – 1972], negli ambienti governativi e bancari vigeva una crescente preoccupazione riguardo all’esaurimento delle risorse naturali.

Ma nessuno aveva idee a lungo termine, e per me era ovvio che cosa occorreva fare.
Bisognava creare un esercito di permacultori attivi sul campo che andassero là fuori a insegnare a produrre cibo in modo sostenibile.

Per quanto selvaggio fosse il Sud Ovest della Tasmania, non era inviolabile e nel periodo in cui la permacultura veniva tratteggiata, la potente Commissione Idroelettrica stava guardando con avidità ai suoi fiumi e pensando di costruirci delle dighe. Aveva già inondato il Lago Pedder sotto la superficie grigia e battuta dal vento della diga, un’azione che diede il via alla politica green in Australia, anche se oggi nessuno lo ricorda. L’evento fece emergere una crescente coscienza ambientale che si sviluppò in Tasmania in quel periodo, ma senza entrare in contatto con le idee della permacultura, bensì concentrandosi sulla salvaguardia delle foreste e la conservazione delle aree naturali.

Non si sa quanto il primo movimento ambientale alimentò l’emergente concetto di permacultura, ma sicuramente preparò il terreno su un piano concettuale e ideologico. Alle pendici del Monte Wellington, Bill Mollison era di certo consapevole di quanto si stesse irrobustendo il movimento.

1976 – 1981: Si inizia a parlare di permacultura

La permacultura fece il suo debutto ufficiale nel 1976 in un articolo del bollettino Tasmania’s Organic Farmer and Gardener pubblicato dalla Tasmanian Organic Gardening and Farming Society. Si intitolava “Un Sistema di Permacultura per le Condizioni dell’Australia Meridionale – Parte Uno” ed era scritto da Bill Mollison e David Holmgrem.

Un pioniere chiave della permacultura in Australia, Max Lindegger, che progettò il primo eco-villaggio in permacultura, Crystal Waters, descrive quei tempi come elettrizzanti.
Max, che viveva a migliaia di chilometri a nord nel Queensland, lesse quel primo articolo e capì che “… era esattamente quello che sentivo ma non ero riuscito a esprimere a parole” – una sensazione che molti provano oggi come allora. Max invitò Mollison a tenere un tour di discorsi nel Nord.

Nel 1976 formò quello che può essere considerato il secondo gruppo di permacultura in vita, Permaculture Nambour. Gli incontri si svolgevano a casa sua e ancora oggi Max riceve le lettere destinate all’organizzazione.

Il 1978: Un anno importante per la permacultura

La Permacultura stava cominciando ad attirare l’attenzione, ma ci vollero altri due anni perché da tutto questo fermento nascesse il primo libro sul tema, Permaculture One – A Perennial Agriculture for Human Settlements. Fu pubblicato nel 1978 dalla Transworld, e firmato da Mollison e Holmgrem.

Nell’introduzione, gli autori commentano:

“Il concetto di permacultura ha catturato l’immaginazione di centinaia di persone in Australia, dove abbiamo descritto il sistema. Può sicuramente avere un impatto ancora maggiore, visto che i tempi sembrano maturi in un mondo di carestie, veleni, erosione e fonti energetiche in rapido esaurimento.” 

Oltre a Permaculture One, quell’anno apparve anche la prima rivista di permacultura, che all’inizio si chiamava semplicemente Permaculture. Se ne occupava Therry White, residente in una città nello stato Victoria, Maryborough.

Stando a David Holmgrem, Maryborough non era la sola città pronta ad accogliere il messaggio della permacultura.

Dichiara:

All’epoca si cercavano disperatamente nuove soluzioni positive in risposta al senso di crisi imperante, in particolare alla crisi energetica.”

La preoccupazione sulle scorte energetiche nasceva dalla riduzione dei rifornimenti operata dall’OPEC, che aveva innescato la crisi del petrolio del 1973 e che portò al razionamento in diverse nazioni occidentali.

Terry White afferma che la gente ascoltava Mollison perché “… si batteva per qualcosa piuttosto che contro qualcosa.

Bill aveva soluzioni positive e pratiche… a problemi reali. Venne fuori come uno che faceva, non uno che parlava. Proponeva di alzarsi e fare qualsiasi cosa fosse necessaria invece di aspettare il governo o i finanziamenti pubblici. La gente trovava potenziante il suo approccio, energetico. La permacultura poteva anche essere considerata un po’ marginale, ma era coinvolgente.“

Mentre era a Maryborough, Bill veniva invitato a visitare la discarica e il bacino di decantazione delle acque reflue. I suoi suggerimenti per un uso produttivo dei rifiuti di questi due siti venivano presi seriamente dal consiglio comunale e un piano per l’utilizzo produttivo degli scarichi fognari fu pubblicato nella prima edizione di Permaculture quarterly, il giornale della associazione nazionale di permacultura.

Ero attratto dall’idea di Bill di vedere i problemi come soluzioni, di inquadrare le questioni come soluzioni. C’era anche l’approccio sistemico della permacultura – il suo modo olistico di vedere le cose. La Permacultura per me è una modello di sviluppo comunitario, un approccio dalla base.”

Il meeting di Maryborough diede la spinta ad altri gruppi di permacultura in Australia che ne organizzarono un altro, e quindi alla creazione dell’Associazione Nazionale di Permacultura.

Prima di allora”, dice Robyn Francis, che fu una delle prime persone ad adottare la permacultura, e oggi è un educatore in questa pratica, “Bill Mollison passò il 1976 e il 1977 oltreoceano, raccogliendo idee che avrebbero trovato posto nella idea ancora in evoluzione della permacultura.”

Il primo PDC

Mollison è noto per la sua arguzia, lo stile provocatorio e il carisma, che allora erano a pieno regime. Lindegger ricorda il primo corso di design in permacultura, condotto da Mollison in tre settimane nel 1979, con 18 partecipanti “invitati” da ogni parte del paese. L’ubicazione era un vecchio hotel a Stanley.

Egli afferma che l’impatto per i partecipanti fu di quelli che cambiano la vita e molti di loro divennero forze trainanti del movimento. Decine di migliaia di persone da allora hanno seguito i corsi introduttivi e di design, e sono andati a lavorare su propri progetti o in comunità in tutto il mondo.

Nel 1979, Mollison pubblicò Permaculture Two, in cui si concentrava sul design.

Nel 1981, ancora nel primo periodo di vita della permacultura, ricevette il riconoscimento internazionale Right Livelihood Award, chiamato da alcuni il Nobel alternativo, Nel suo discorso di accettazione egli disse:

Abbiamo combattuto contro la natura per tutta la nostra vita. Prego soltanto che perdiamo questa guerra. Non ci sono vincitori in questo conflitto.”

Negli anni '80 si inizia a creare una rete più vasta

La pubblicazione della rivista Permaculture fu cruciale nella storia e nella diffusione del sistema di design. Come il suo successore, il Permaculture International Journal (PIJ), essa finì per collegare una rete geograficamente dispersa di persone che praticavano la permacultura. Permaculture fu la prima pubblicazione a sottolineare il ruolo centrale dei media nella diffusione del sistema di design.

Nei 15 anni seguenti questo fu più che ampiamente dimostrato con la messa in onda della serie TV Global Gardener. Quando White cedette Permaculture a Robyn Francis nel 1987, il magazine si trasferì a Sidney. Nel Permaculture Epicentre (oggi Alfalfa House Food Coop), in un edificio condiviso con un piccolo negozio di permacultura e con la prima compagnia di investimento etico in Australia, la August Investments di Damien Lynch, un team di volontari scrisse, tagliò e incollò articoli e immagini nella pagine di ciò che presto divenne l’International Permaculture Journal.

Di lì a poco apparve Permaculture Edge, realizzata da Permaculture Nambour, nel sud-est del Queensland. Dopo pochi anni di pubblicazioni sempre più sporadiche, Permaculture Edge scomparve dopo la sua ultima uscita alla Convergenza Internazionale di Permacultura nell’Australia occidentale.

Il Permaculture International Journal (PIJ), come fu conosciuto dopo che Robyn Francis ne divenne editor, cedendo più tardi il ruolo a Steve Payne – oggi editor di ABC Organic Gardener – rimase il portavoce del sistema di design, benché, nel 1990 salisse alla ribalta Green Connections, che si occupava a sua volta di permacultura. Quella rivista cessò le pubblicazioni nel Dicembre 2000, sei mesi dopo PIJ.

PIJ fu la prima pubblicazione di permacultura a diventare mainstream, un bel po’ prima di Green Connections. “Fu allora che divenne disponibile nelle edicole”, dice Robyn Francis.

Con la fine del decennio, le notizie sul sistema di design della permacultura si stavano propagando e, stando a White, alla metà degli anni ’80 dai dieci gruppi di permacultura iniziali in Australia si era passati a una ottantina in tutto il mondo. Nel 1987, con un input importante da parte di Robyn Francis, fu costituita la società Permaculture LTD International, allo scopo di espandere la distribuzione del Permaculture International Journal (PIJ) e per sostenere la crescita del network globale.

La permacultura continuò a progredire tramite nuovi libri, in particolare Permaculture – A designer’s Manual di Bill Mollison che è un po’ considerata la “Bibbia” della Permacultura, autopubblicato dalla sua stessa compagnia, la Tagari nel 1988.

Questo manuale è considerato lo standard di riferimento per gli attuali PDC.

Presto i primi che avevano adottato la permacultura stavano cominciando a insegnare il sistema di design. C’erano Max Lindegger e Robyn Francis, che oggi ha la sua base operative nel centro di formazione di Djanbung Gardens nel Nord dello stato australiano del New South Wales e che impartì il suo primo corso di Design a Sydney. Robyn fu fondamentale nel far accettare la permacultura nel corso di orticoltura del TAFE [Technical and Further Education] al Ryde College.

Mettiamo un po' di ordine - Il ruolo di Rosemary Morrow

La figura di Rosemary Morrow è stata una figura estremamente importante nella storia della permacultura, in un momento storico in cui si iniziava a diffondere l’interesse e sempre più persone iniziavano ad affollare i vari corsi di formazione che venivano tenuti dagli entusiasti pionieri. 

Mi ci vollero anni per capire che il design era l’argomento principale e che la chiave di tutto era una “Scienza delle connessioni”. Il mio retroterra agricolo e nelle scienze ambientali e nell’orticoltura mi aiutarono a comprendere tutto a un livello più profondo.

La permacultura era molto attraente perché metteva tutto all’interno della stessa cornice.”

I diversi Corsi di Design in Permacultura [PDC] erano spesso stravaganti e nessuno aveva le idee chiare su quali competenze e conoscenze fosse necessario trasferire ai partecipanti. Erano tenuti da persone con tanto entusiasmo e poche competenze come insegnanti. Copiare Bill Mollison significava inscenare una festa di parole di 72 ore che pochi potevano permettersi di emulare. Ora le cose sono molto diverse.”

A intrigarmi era anche il fatto che il corso cominciasse parlando di etiche… nessuno dei miei altri studi aveva mai nemmeno menzionato questa parola. C’era una certa corrispondenza fra essere una quacchera e la permacultura. Avevano in comune cose come la cura delle persone, la semplicità, la comunità, l’uso etico del denaro e il giusto modo di guadagnarsi da vivere. Ero a casa mia.”

La permacultura divenne la mia vocazione e più lavoravo con i suoi contenuti, più diventavano profondi e interessanti. Cominciavano ad apparire delle connessioni in particolare speciali snodi riguardanti l’acqua, le piante e il suolo. Cominciai a vedere il design come l’unione di filosofia e pratica e il vero oggetto del corso.”

Grazie al lavoro di Rosemary Morrow, il PDC è stato strutturato in modo organico nella forma che conosciamo oggi delle 72 ore e che permette a chiunque si avvicini alla permacultura di ricevere una formazione di base omogenea che tocca tutti i punti cardine di questa disciplina.

La crescita continua

Gli anni ’80 furono un periodo di crescita per la permacultura”, dice Francis. “Il decennio cominciò con l’Alternative Economic Summit nel 1984 – che presentò la permacultura all’economia – e nel 1987 partì la August Investment.

“Avevamo la Earthbank Conference – era il risultato dell’incontro di Bill con la Schumacher Society. C’era la nascita della Maleny Community Credit Union, la prima e la seconda convergenza internazionale di permacultura, il primo corso di design in Nepal, India e Zimbabwe e quindi la terza conferenza internazionale in Nuova Zelanda.

“Ci fu l’apertura del Villaggio permaculturale di Crystal Waters, il primo ecovillaggio australiano, un progetto condotto da Max Lindegger (adesso con il Global Ecovillage Network e il suo team).

Declan e Margrit Kennedy, in Germania, condussero il primo corso di permacultura urbana, portando la permacultura per la prima volta fuori dal mondo rurale.

Il Canadese Michael Linton introdusse il LETS (Local Exchange e Trading System) all’Australia. Nel 1988 Bill tenne il primo corso a una comunità aborigena a Alice Springs.

Fu alla fine del decennio che il sistema di design apparve in TV davanti ad un’audience di massa, grazie alla ABC (Australian Broadcasting Corporation), un evento che accese un più vasto interesse sulla permacultura. Due programmi iniziali parlavano di Bill e della permacultura, uno intitolato In grave pericolo di crollo alimentare, e un altro, il rifacimento di un giardino con la permacultura, trasmesso nel programma Extra Dimension.

Gli anni '90 tra consolidamento ed espansione

Il decennio cominciò bene per la permacultura che continuava a propagare la sua influenza oltremare sia nei paesi sviluppati che nel terzo mondo. 

In Australia, il PIJ tenne insieme il movimento, rifornendolo di notizie e formazioni che ne preservarono la coerenza.

La permacultura era ancora lontana dall’essere mainstream ma stava guadagnando credibilità e rispettabilità.

“Gli anni ’90 portarono una crescita ulteriore” continua Robyn Francis. “Il mio progetto, l’ecovillaggio Jalanbah, cominciò a Nimbim, così come il mio centro dimostrativo e sede di insegnamento, i Djanbung Gardens.

Il Network Australian City Farms & Community Gardens, era operativo dalla metà del decennio e promuoveva l’agricoltura urbana comunitaria come luogo designato per la permacultura e le idee connesse. Era notevole anche un altro programma televisivo, la serie in quattro parti Global Gardener, della ABC, che accrebbe l’attenzione sui corsi di permacultura.

Nel frattempo, Mollison si era costruito la reputazione di visionario comunicatore della permacultura.
Fomentava la sua audience ed era la schietta voce pubblica del sistema di design.

Bill torna a casa

La zona di Tweed Range è come una scarpata rivestita di foresta subtropicale che si prolunga fino a un bastione di colline più dolci, ma pur sempre ripide. Per generazioni gli agricoltori hanno aperto il paesaggio, ripulendo le colline per farvi pascolare i loro capi di bestiame. Fu questo paesaggio ondulato ad attirare Bill Mollison e a farvi istituire l’Istituto di Permacultura su un’area di 2 ettari al termine di una stretta strada polverosa non lontana dalla città di Tyalgum.

Qui, Mollison e altri residenti recuperarono la vecchia fattoria con annessa proprietà con alberi e colture orticole per farne un esempio di design rurale di permacultura. In pochi anni la fattoria adiacente fu messa in vendita e Mollison la acquistò, instaurandovi il Permaculture Research Institute.

Fu lanciato un esperimento di “commonwork”, uno schema in base al quale veniva dato l’accesso alla terra ai singoli dietro pagamento di una quota, sulla quale potevano creare imprese che dessero reddito.

Un orto apparve giù nelle pianure vicino al torrente: una piantagione di bambù fu avviata per fornire germogli al mercato alimentare e per commercializzare le canne di bambù; fu recintato un grande pollaio di galline in libertà; un lato della collina fu terrazzato e furono piantati alberi da frutta tropicali; in una grande diga furono messi a dimora pesci commestibili. 

Lo schema parve prosperare per un po’ grazie all’entusiasmo di quanti che vi fondavano le loro imprese. Ma in pochi anni crollò.

Consegnò l’istituto di ricerca, il Permaculture Research Institute al designer di permacultura Geoff Lawton e al suo team. Quando la proprietà fu venduta, Lawton ricostituì il Permaculture Research Institute nel nord del New South Wales, non lontano da dove Mollison lo aveva ubicato in origine.

Il ritorno di David Holmgren

Mentre Mollison accresceva la sua presenza pubblica, Holmgrem rimase fuori dall’attenzione pubblica, impegnato a mettere alla prova i principi della permacultura nella sua proprietà a Hepburn Springs, un paio di ore da Melbourne.

Seguirono altri casi di studio e altri scritti, inclusi i casi relativi ai design di abitazioni integrate e paesaggi nel sud est dell’Australia. Più recentemente, apparve la pietra miliare del 2002, Permaculture – Principles and Pathways Beyond, tradotto in Italia come Permacultura – Come proteggere e realizzare modi di vivere sostenibili e integrati con la natura.

Promosso attraverso un tour di conferenze, esso catturò rapidamente l’immaginazione della comunità di permaculturi. Il libro offrì una reinterpretazione dei principi della permacultura, tanto che quelli di Holmgrem sono oggi più citati del set di principi precedenti, anche se non li contraddicono affatto.

Permaculture – Principles and pathways e il tour internazionale di Holmgrem ottennero di ricordare alla rete della permacultura che David c’era ancora, intento ad applicare il sistema di design nella sua proprietà, per quanto oscurato dalla figura pubblica di Bill.

Questo segnò il ritorno di Holmgrem, che fu riconosciuto come la più importante autorità in materia di permacultura del paese, una reputazione accresciuta in seguito al suo tour di conferenze con lo scrittore specializzato sul tema del picco petrolifero Richard Heinberg.


La popolarità di Permaculture – Principles and pathways poggia sulla reputazione di pioniere della permacultura di Holmgrem e sul suo serio approccio ai concetti del design. E questo nonostante l’apparizione di altri libri di permacultura nel periodo tra la pubblicazione del libro di Mollison Designer’s Manual e il libro di Holmgrem.

La dimensione internazionale

Nel 1984 a Pappinbarra in Australia venne organizzata la prima convergenza internazionale di permacultura che quindi divenne un movimento internazionale. Erano presenti i primi ad adottarla, coloro che avrebbero portato il sistema di design al resto del mondo.

La storia internazionale della permacultura è così eterogenea e idiosincratica che è impossibile vederla come un solo network. Di sicuro un esercito di coltivatori ha portato in lungo e in largo il sistema di design (come Mollison aveva impostato che si facesse), anche se molti non indossano più il mantello di permacultori, preferendo usare i suoi principi all’interno delle loro occupazioni o comunità – che siano imprenditori agricoli, architetti, planner, semplici appassionati di giardinaggio o attivisti.

Più di recente, la permacultura ha cominciato a infiltrarsi nella nuova area governativa dell’educazione alla sostenibilità, benché ciò stia avvenendo solo in aree limitate come tra alcuni consigli del New South Wales.

La seconda conferenza internazionale si svolse nel College statale The Evergreen, Olympia, Washington (USA) nel 1986 e ospitava non solo Mollison ma anche il famoso pioniere dell’agricoltura naturale Masanobu Fukuoka (autore di La rivoluzione del filo di paglia), e Wes Jackson, che nel 1976 aveva fondato il Land Institute (che svolgeva ricerche sulla agricoltura basata su piante perenni in USA).

Guy Baldwin, editor fondatore di The Permaculture Activist (lanciato nel 1985 a tuttora esistente), afferma che la conferenza fu fondamentale nel portare la permacultura all’audience mainstream negli Stati Uniti, nonostante corsi e conferenze vi fossero già stati condotti e una organizzazione come l’Istituto di Permacultura del Nord America vi fosse stato fondata.

Al di fuori degli Stati Uniti, ci sono state conferenze e corsi in diverse località, compresa la Nuova Zelanda, il Nepal, lo Zimbabwe e la Danimarca. La conferenza neozelandese incluse il cosmologo Paul Davies e il fondatore della rivista Ecologist Teddy Goldsmith, come conferenziere.

Molti paesi oggi hanno le loro organizzazioni e pubblicazioni di permacultura, fra cui Permaculture Activist e, in Gran Bretagna Permaculture. Nonostante PIJ non esca più, la Permaculture International sopravvive, con un sito web e una directory internazionale come strumento per fare rete.

Lo jin e lo yang della Permacultura all'opera

I due fondatori della Permacultura hanno manifestato due personalità estremamente diverse e direi complementari con Bill Mollison estremamente proiettato verso l’esterno in un continuo flusso di espansione, fortemente orientato alla definizione delle tecniche pratiche da utilizzare nella progettazione, arrivando a scrivere il grande manuale Permaculture: A Designers Manual.  

David Holmgren, al contrario, ha sempre avuto un approccio molto più introspettivo, riflessivo e accogliente tanto che si è ritirato per un lungo periodo nel suo laboratorio sperimentale in cui ha voluto effettivamente verificare se tutto ciò che avevano ideato aveva effettivamente un riscontro nella realtà. Ha anche sentito la necessità di sintetizzare tutto ciò che la comunità permaculturale aveva prodotto nella prima parte della propria esistenza, andando a distillare la quintessenza con le etiche e i principi che ha raccolto nel libro Permaculture, Principles & Pathways Beyond Sustainability.    

Possiamo vedere Bill Mollison come il lato Yang e David Holmgren il lato Jin della Permacultura, che insieme si fondono e creano qualcosa di completo e di valenza universale. 

La Permacultura approda in Europa

La permacultura approda in Europa e precisamente in Inghilterra, negli anni 2000.
Ross Mars forma i primi permacultori in UK tra cui Patrick Whitefield che di fatto sarà il padre della permacultura in Europa. Patrick Whitefield pubblica nel 2004 “The Earth Care Manual” pietra miliare della permacultura adatta a un clima europeo.

La Permacultura in Italia

In Italia, come in tantissime altre nazioni al mondo, sono nate delle associazioni con l’obiettivo di promuovere e diffondere la permacultura e ad oggi le associazioni più importanti che promuovono la permacultura sono almeno tre:

  • l’Accademia Italiana di Permacultura (www.permacultura. it), nata grazie all’Accademia Britannica di Permacultura di Andy Lagford (ora co-fondatore di Gaia University) e Richard Wade, che fa assistenza e offre il percorso per diventare diplomati in Italia, senza dover andare all’estero e fa rete sul territorio nazionale ed internazionale tra studenti, apprendisti e diplomati;
  •  l’Istituto Italiano di Permacultura, di Pietro Zucchetti, che offre corsi di permacultura;
  •  la World Permaculture Association, promossa da Giuseppe Tallarico, nata dalla collaborazione diretta con il PRI Permaculture Research Institute australiano, che offre corsi con professionisti come Rhamis Kent (PRI AU), John D. Liu (documentarista cinese) di livello internazionale e che ha come scopo promuovere e diffondere la produzione di cibo usando i principi della permacultura.

 

Accanto a queste istituzioni, c’è una folta foresta di singoli permacultori che creano progetti di ogni tipo e cercano di applicare i fondamenti della permacultura ai diversi ambiti.

La Permacultura espande i suoi orizzonti: la permacultura umana e sociale

Abbiamo visto che la pemacultura è nata sostanzialmente per cercare di perseguire l’obiettivo di realizzare insediamenti umani permanenti.

Nel momento in cui sono state definite le etiche e sintetizzati i principi fondamentali, si è subito capito che non si trattava di nuove tecniche di coltivazione o di costruzione, ma di una nuova filosofia di vita, di un nuovo paradigma personale e sociale.

L’etica “Cura della Terra” è stata certamente la forza propulsiva iniziale con focus su aspetti molto pratici e legati alla terra in tutte le sue sfaccettature, passando dai grandi appezzamenti fino agli orti in balcone, ma con le altre due etiche “Cura delle persone” e “Equa ridistribuzione” sono state gettate le basi per un importante salto evolutivo della permacultura.

Si è infatti compreso che per realizzare dei sistemi permanenti, cioè in grado di sostenersi in modo autonomo per lunghi periodi di tempo, è necessario prima di tutto lavorare su se stessi cercando di mettere in equilibrio le varie componenti della Persona e poi andare a mettere in equilibrio le interazioni tra le diverse Persone (aspetti sociali).

Fondamentale per la creazione e lo sviluppo della Permacultura Umana e Sociale è stato il lavoro svolto da un gruppo di donne che in modo diverso e in varie parti del mondo, hanno gettato le basi per l’applicazione dei principi della permacultura alla persona e alle comunità.

Quale futuro per la Permacultura?

La Permacultura è una disciplina giovane e nonostante questo, di strada ne ha già fatta tanta, facendo intravedere delle potenzialità veramente notevoli per la capacità che ha di promuovere la riconnessione alla natura che è la vera grande maestra da cui dobbiamo prendere spunto ed insegnamento per orientare le nostre scelte.
Con la Permacultura umana e sociale, si è compreso che i pilastri della Permacultura hanno una validità assolutamente universale e che il primo giardino che dobbiamo cercare di rendere rigoglioso è quello interiore.

Non sappiamo quale evoluzione avrà la Permacultura, ma se i principi permaculturali diventeranno patrimonio comune, ci potrebbe essere veramente un grande salto evolutivo dell’Umanità.